Visita guidata al Museo Nazionale del Bargello


11
GIU
2011
Visita guidata al Museo Nazionale del Bargello
Incontri d'Arte 2011
Firenze

Il palazzo del Capitano del Popolo, più tardi detto del Bargello è il primo edificio costruito a Firenze come sede stabile delle istituzioni cittadine. Dal 1255 al 1261 fu eretto il primo nucleo, un parallelepipedo con il lato maggiore su via del Proconsolo, che incorporò, sull’angolo di via Ghibellina, una torre preesistente. La differenza di altezza tra l’edificio e la torre era, allora, più marcata perché, solo in seguito, la costruzione fu sopraelevata di un piano (1340-45). Nel corso del primo ventennio del Trecento, iniziarono i lavori per un nuovo grande corpo di fabbrica, definito dalla retrostante via dell’Acqua. Dal 1574, vi fu insediato il Capitano di Giustizia o Bargello, cioè il capo della polizia. Questa destinazione, con l’adattamento a carcere di molti ambienti, fu alla base del progressivo degrado dell’edificio. Nel XIX secolo, abolite le carceri, il palazzo fu restaurato, fornito di decorazioni pittoriche medievaleggianti e destinato a ospitare il MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO, oggi tra i più importanti nel mondo per la raccolta di sculture e di oggetti d’arte varia, tra cui, d’eccezionale importanza, i complessi delle opere di Donatello, del Verrocchio, dei Della Robbia e di Michelangelo, gli avori francesi medievali e le armi dei secoli XIV-XVI. Il MUSEO fu aperto nel 1865, nel clima euforico dell’unità d’Italia, come museo d’arti industriali e del Medioevo, con apporti dalla Galleria degli Uffizi (bronzi, maioliche, statue), dalla Zecca (monete) e dall’Archivio di Stato (sigilli), nonché da lasciti, depositi e donazioni private nel campo delle arti applicate, parte delle quali (ambre, avori, cristalli) trasferite, nel 1928, al nuovo Museo degli Argenti. Duramente colpito dall’alluvione del 1966, il museo ha promosso importanti restauri e aggiornamenti tecnici nel campo della scultura e arti minori e suscitato una gara di collaborazione internazionale. La doverosa riorganizzazione del museo ha offerto ai direttori, che si sono succeduti, l’occasione di studiare e documentare a fondo la storia del palazzo e del museo. Ciò ha permesso di rivedere l’esposizione, recuperare molte opere depositate altrove, promuovere acquisizioni, tese a completare la campionatura delle tipologie maggiormente rappresentate nel museo e a documentarne l’evoluzione moderna.